Elezioni federali 2019

Subtitle

Partecipazione e decisione di voto

Publisher

Selects – FORS

Publication year

2020

How to cite

Tresch, Anke, Lauener, Lukas, Bernhard, Laurent, Lutz, Georg e Laura Scaperrotta (2020). Elezioni federali 2019. Partecipazione e decisione di voto. FORS-Lausanne. DOI: 10.24447/SLC-2020-00003.

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© the authors 2020. This work is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License (CC BY 4.0)

Content

L’essenziale in breve: La vittoria dei Verdi alimentata dall’ondata di defezionisti del PS

A causa dei grandi timori per il clima, in occasione delle elezioni federali 2019 i partiti ecologici sono riusciti ad ampliare il proprio elettorato soprattutto tra i giovani votanti. Il PS ha mobilitato con successo il proprio elettorato ma ha visto partire quasi un quarto dei propri simpatizzanti in direzione dei Verdi. L’UDC, invece, ha fatto un po’ più di fatica a convincere i propri elettori a recarsi alle urne, pur contando ancora sulla base elettorale complessivamente più stabile. Si è registrata solo in parte una mobilitazione sovrapartitica generale delle donne ma, ciononostante, è stato l’anno delle candidate perché, nel 2019, i votanti hanno mostrato una maggiore propensione a votare una donna rispetto al 2015. Questi sono alcuni dei risultati emersi dallo progetto di ricerca elettorale Selects, promosso dal Fondo nazionale svizzero (FNS) ed effettuato da FORS a Losanna.

I Verdi e il PVL sono stati i chiari vincitori delle elezioni federali 2019, mentre i quattro partiti rappresentati nel Consiglio federale hanno visto assottigliarsi il proprio elettorato, in particolare UDC e PS. Le ragioni di questo spostamento sono state analizzate nel quadro dello studio elettorale svizzero Selects, dal quale si evince che la storica vittoria dei Verdi non è propriamente dovuta alla forte mobilitazione del proprio elettorato – il 44% di chi aveva votato Verdi nel 2015 non si è recato alle urne nel 2019 – bensì piuttosto al grande afflusso di voti degli ex simpatizzanti del PS. Infatti, circa un terzo di chi ha votato Verdi nel 2019, nel 2015 aveva dato la propria preferenza al PS. A ciò si aggiunge che i Verdi hanno ottenuto risultati superiori alla media tra i giovani, approfittando del fatto che il proprio cavallo di battaglia, ovvero il clima e l’ecologia, sia assurto a problema politico principale agli occhi dei votanti durante la campagna elettorale.

Sulla scia del dibattito sul clima, anche il PVL ha visto salire le proprie quotazioni sebbene gli elettori ritengano che questo partito sia meno impegnato e competente per le questioni ambientali rispetto ai Verdi. I verdi liberali hanno raccolto voti soprattutto tra le persone di età inferiore a 35 anni e convinto molti simpatizzanti di PS e PLR a cambiare di partito. Ad ogni modo il PVL non può ancora contare su un elettorato consolidato. Infatti è riuscito a mantenere solo due terzi dei sostenitori del 2015 e meno della metà delle persone che avevano affermato la loro intenzione di votare PVL all’inizio dell’estate ha poi confermato la propria scelta in autunno.

I problemi di mobilitazione dell’UDC

L’UDC ha sofferto del fatto che, in occasione delle elezioni federali 2019, i problemi legati alla migrazione e all’asilo siano stati praticamente ignorati dall’attenzione del pubblico. Tra i grandi partiti, è quello che ha fatto più fatica a convincere il proprio elettorato a partecipare al voto: infatti, per la prima volta, si è recato alle urne meno della metà dei suoi simpatizzanti. Ciononostante, l’Unione democratica dei contadini rimane il partito con la base elettorale più stabile; l’85% di chi le aveva dato la preferenza nel 2015 l’ha votata nuovamente nel 2019.

Anche tra i ranghi del PLR si riscontrano difficoltà di mobilitazione: il partito borghese ha perso molti consensi, soprattutto tra le donne. Il PPD è stato il partito che ha mobilitato con più successo i propri sostenitori e, grazie alla loro lealtà, è riuscito a conservare più o meno intatta la propria base elettorale. I popolari democratici non sono invece riusciti a fare breccia tra i nuovi elettori e tra chi ha cambiato partito.

Elezioni femminili senza la mobilitazione delle donne

Nell’anno dello sciopero delle donne, la percentuale di candidate elette ha raggiunto un massimo storico. Tuttavia, questo risultato non è una conseguenza di una maggiore mobilitazione delle donne. Infatti, nel 2019, le donne hanno partecipato alle elezioni meno frequentemente degli uomini. Le donne, però, sono più disposte a dare il proprio sostegno alle candidate: Quattro donne su cinque, rispetto al 54% degli uomini, hanno detto che preferirebbero un candidato donna a un candidato uomo, a parità di competenze. Il sondaggio rivolto ai candidati mostra che, nel 2019, i partiti hanno puntato molto sulle candidature femminili, sostenendone la campagna con più fondi rispetto a quella dei colleghi. Le “elezioni delle donne” hanno ricevuto molta attenzione nei media solo a metà giugno, in concomitanza con lo sciopero delle donne, ma per il resto – a differenza delle questioni climatiche e ambientali – non sono state un argomento dominante nella copertura mediatica o nelle discussioni online.